Quando i calcoli sono localizzati nei calici renali non causano alcuna sintomatologia clinica ad eccezione di episodi di ematuria macroscopica (urine di colore rosso scuro) che a volte si manifestano a seguito di un’attività fisica.
Anche in assenza di questi episodi, nell’analisi delle urine è spesso presente un’ematuria microscopica. Se i calcoli si mobilizzano dai calici e si impegnano nell’uretere possono ostruirlo, causando una dilatazione acuta delle vie escretrici a monte (uretero-calico-pielectasia) e provocando la cosiddetta “colica renale”.
Questa viene descritta come un dolore di tipo gravativo, profondo, di varia intensità, localizzato a livello della regione lombare che può irradiarsi anteriormente al fianco omolaterale ed anche in basso verso l’inguine e i genitali (testicoli o grandi labbra). Il dolore, in genere continuo, con possibilità di esacerbazioni acute seguite da fasi di attenuazione o di remissione, può durare alcune ore ma anche alcuni giorni e può accompagnarsi a sintomi vagali quali la nausea, il vomito ed il gonfiore addominale (ileo paralitico) il quale a volte precede, anche di giorni, la sintomatologia dolorosa.
Il dolore, a volte accentuato oppure alleviato da movimenti o da scosse, può essere esacerbato con la percussione della regione lombare (manovra di Giordano) e con la pressione sui punti di dolorabilità elettiva a livello dell’angolo costo-vertebrale e dell’angolo costolombare e sui punti pielo-ureterale superiore di Bazy e di Mac Burney (fig.5).
A causa di fenomeni riflessi, il dolore puo’ comparire dal lato opposto a quello in cui è realmente il calcolo oppure bilateralmente (“riflesso reno-renale”). Altro fenomeno riflesso è la riduzione della diuresi fino all’anuria: “anuria riflessa” per cui viene inibita temporaneamente anche l’escrezione del rene controlaterale.
Se è presente un’infezione urinaria, si può avere anche febbre preceduta e/o accompagnata da brividi (cosiddetta uro-settica) e disturbi minzionali (disuria) caratterizzati da bruciori, difficoltà o frequente stimolo ad urinare (pollachiuria).
La disuria si può manifestare anche quando il calcolo è in prossimita’ del giunto uretero-vescicale. In questa particolare posizione il calcolo può causare, come unico sintomo, un “tenesmo rettale”. Cio’ può fuorviare la diagnosi clinica con la conseguenza che il paziente potrebbe essere indirizzato dal medico ad effettuare indagini specialistiche nel sospetto di una infiammazione della prostata o di una patologia rettale.
L’ ostruzione litiasica, causando un rallentamento o un arresto completo del flusso urinario, espone il paziente al rischio di infezioni e di sofferenza del rene, che a lungo andare, può perdere anche completamente la sua funzionalità.
Quando si avra’ la remissione completa del dolore cio’ non significhera’ sempre che il calcolo è stato espulso. Infatti, quando la dilatazione delle vie escretrici diviene cronica, la regola è la scomparsa della sintomatologia dolorosa. E’ questo un modo molto insidioso di evoluzione della calcolosi che può condurre, con il passare del tempo, ad un’atrofia del parenchima renale compromettendone irreversibilmente la sua funzionalità.
Dopo ogni episodio di colica renale saranno pertanto indispensabili controlli ecografici atti a verificare la regressione o meno della dilatazione delle vie escretrici. In caso queste continuassero ad essere dilatate, si dovrà sottoporre il paziente ad un’esame urografico per svelare la persistenza o meno di un calcolo ostruente l’uretere.
La dilatazione delle vie urinarie pur tuttavia, se l’ostruzione è perdurata a lungo, compromettendo l’elasticità delle fibre della parete dell’uretere, potrebbe regredire molto lentamente o anche permanere per sempre anche in assenza di calcoli.
Per i calcoli renali la probabilità di migrazione nell’uretere è elevata. Calcoli di piccole dimensioni (< 5 mm) possono raggiungere spesso la vescica ed essere quindi facilmente eliminati spontaneamente durante la minzione ma calcoli di dimensioni superiori hanno il rischio di rimanere incastrati nell’uretere.